
Presentato il Decimo Rapporto ASviS sullo sviluppo sostenibile:
In un contesto globale drammatico, l’Italia arretra o procede al rallentatore.
A livello globale, solo il 18% dei Target sarà raggiunto entro il 2030.
L’Europa perde terreno su disuguaglianze, ecosistemi e partnership.
L’Italia peggiora in sei Obiettivi su 17: critica la situazione di povertà, ecosistemi e governance.
Enrico Giovannini: “La sostenibilità non è un fastidio, ma un investimento sul presente e sul futuro. Bisogna agire subito per invertire le tendenze attuali, ma è anche indispensabile rivedere il Piano Strutturale di Bilancio, per dare al Paese una prospettiva di sviluppo sostenibile, dopo e oltre il PNRR”.
Roma, 22 ottobre 2025 – Il decimo Rapporto dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) “L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile”, presentato il 22 ottobre a Roma alla Camera dei Deputati, fotografa un mondo attraversato da crisi multiple e da un preoccupante arretramento sul piano della “pace, della giustizia e della tutela dei diritti, pilastri imprescindibili dello sviluppo sostenibile”, focus di attenzione di quest’edizione 2025 del Rapporto. Nell’ultimo anno, gli indici relativi all’Italia mostrano un peggioramento rispetto all’anno precedente per sei Obiettivi su 17 e un aumento solo per tre; quelli per l’Unione europea si riducono in quattro casi su 16, ma migliorano significativamente in tre casi; a livello globale solo il 18% dei Target dell’Agenda 2030 sarà raggiunto, mentre guerre, crescenti disuguaglianze e instabilità geopolitiche minano i progressi compiuti finora.
Rispetto al 2010 l’Italia peggiora per sei Obiettivi (sconfiggere la povertà; acqua pulita e servizi igienicosanitari; ridurre le disuguaglianze; vita sulla Terra; pace, giustizia e istituzioni solide; partnership) ed è stazionaria per altri quattro (sconfiggere la fame; salute e benessere; imprese, innovazione e infrastrutture; città e comunità sostenibili). Miglioramenti limitati si rilevano in sei casi (istruzione di qualità; parità di genere; energia pulita e accessibile; lavoro dignitoso e crescita economica; lotta contro il cambiamento climatico; vita sott’acqua). Un forte aumento si rileva solo per l’economia circolare. Dei 38 Target specifici analizzati, solo undici (il 29% del totale) sono raggiungibili entro il 2030, mentre ventidue (58%) non verranno raggiunti.
Anche l’Unione Europea, un tempo leader della sostenibilità, mostra forti disomogeneità e presenta miglioramenti significativi rispetto al 2010 solo per cinque Obiettivi (energie rinnovabili, lavoro, imprese e innovazione, città sostenibili, lotta al cambiamento climatico) e regressi su disuguaglianze, ecosistemi e cooperazione internazionale. Dei 19 target specifici analizzati a livello UE, 11 (il 58%) sono raggiungibili e sei (32%) non potranno essere conseguiti, una situazione sostanzialmente opposta a quella italiana. Il Rapporto evidenzia le contraddizioni tra gli impegni assunti a livello multilaterale e le politiche concrete dell’UE, in particolare l’aumento delle spese militari, la revisione al ribasso di alcune norme ambientali e sociali e il rischio di indebolire la posizione dell’Unione europea a livello globale… continua
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