Su Buone Notizie, il supplemento del Corriere della Sera, del 3/9/2019 sono state pubblicate due pagine sul primo Report dell’Agenda urbana per lo sviluppo sostenibile di ASviS e Urban@it. Contengono un articolo lungo e molto ben fatto di Paolo Riva intitolato Città (poco) sostenibili, un intervento di Rossella Sobrero sull’esperienza di tre città europee e una pagina dedicata ai grafici relativi al monitoraggio dei 17 obiettivi prioritari e alle 27 buone pratiche pubblicate nella seconda parte del Report.

L’articolo di Paolo Riva inizia raccontando le buone pratiche pubblicate sul Rapporto:

«A Milano, i grattacieli crescono. Ma presto cresceranno anche meli, peri, albicocchi e peschi. Nella periferia nord-ovest del capoluogo lombardo la riqualificazione di alcune aree abbandonate porterà alla nascita del Frutteto del Gallaratese che, seguendo l’esempio di altre città, promuoverà la coltivazione di frutta e verdura a km zero con il coinvolgimento dei cittadini. Il Frutteto è l’ultima iniziativa in ordine di tempo della Food Policy del Comune di Milano. Il documento, approvato durante Expo 2015, è la strategia che orienta le politiche cittadine relative al cibo, armonizzando tutti i progetti dell’amministrazione in materia: dalla filiera corta alla lotta allo spreco.

Promossa insieme a Fondazione Cariplo e premiata a livello internazionale, la Food Policy milanese è una delle buone pratiche incluse nel Primo Report di aggiornamento dell’Agenda urbana per lo sviluppo sostenibile, redatto dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) e da Urban@it – Centro nazionale di studi per le politiche urbane. “In totale, abbiamo selezionato 27 iniziative che partono dal basso, che usano bene le risorse economiche disponibili e che, in alcuni casi, come quello della Food Policy, danno anche indicazioni per buone politiche a livello nazionale”, spiega il direttore esecutivo di Urban@it Walter Vitali. Sono 27 grandi e piccole azioni che, sparse in tutta Italia, avvicinano il nostro paese agli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda Onu, da raggiungere entro il 2030. E a contribuire non sono solo le metropoli come Milano.

C’è Marsala, per esempio, che ha lanciato un progetto per migliorare l’accessibilità ai centri storici con mezzi sostenibili. C’è Pescara, che sta unendo tutte le piste ciclabili della città in un solo grande percorso. C’è il laboratorio GdLab + che, ha sviluppato il primo rating per lo sviluppo sostenibile delle spiagge. E, infine, c’è Lauriano, 1.500 abitanti in provincia di Torino, che, con la sindaca Matilde Casa, ha approvato una variante al piano urbanistico per ridurre le aree edificabili, salvando suolo agricolo. Solitamente avviene il contrario e, infatti, la prima cittadina ha dovuto difendere la sua decisione in tribunale, vincendo.

Di Lauriano, però, ne servirebbero molte di più perché le buone pratiche appena raccontate si inseriscono in quadro d’insieme complessivamente negativo».

L’articolo prosegue illustrando i risultati del Report:

«Il risultato è una sfilza di semafori rossi, usati per indicare quegli obiettivi che l’Italia, se dovesse continuare ad agire come fatto finora, non riuscirebbe a raggiungere. In totale, sono 12, dall’abbandono scolastico alla parità di genere, dal lavoro al consumo di suolo. Cinque, invece, sono gli obiettivi per raggiungere i quali siamo sulla buona strada, tra cui energie rinnovabili, disagio abitativo e povertà (nonostante il problema rimanga enorme). La situazione, rispetto alla rilevazione dell’anno scorso, è rimasta praticamente invariata.

Eppure, per Vitali, il contributo delle aree urbane al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo sostenibile è cruciale. “Se usiamo la classificazione di Eurostat, che suddivide il territorio in base alla densità di popolazione, l’80% degli italiani vive in aree urbane”. Serve maggiore impegno. A tutti i livelli. Innanzitutto quello governativo. ASviS, da tempo, sottolinea “la necessità che il governo definisca, in collaborazione con gli enti locali, un’Agenda urbana nazionale con target quantitativi definiti per le aree urbane”. Né l’esecutivo Gentiloni né quello guidato da Conte l’hanno fatto. E questo rende più difficile anche coinvolgere i singoli comuni».

L’articolo si conclude affrontando il tema delle Agende locali per lo sviluppo sostenibile, che per ora si è data solo Bologna:

«La speranza è che il nuovo governo rimedi alle mancanze dei precedenti, magari portando avanti il lavoro della cabina di regia Benessere Italia, che si è insediata a Palazzo Chigi a luglio e che ha tra i suoi compiti “sostenere, potenziare e coordinare” anche “le iniziative per la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile”. Non è l’unica iniziativa presa dall’esecutivo giallo-verde in materia. Il Ministero dell’Ambiente, nel 2018, ha stanziato 4 milioni di euro le Strategie per lo sviluppo sostenibile che le regioni sono tenute ad adottare entro quest’anno. Poi, lo scorso luglio, ha disposto che altri due milioni e cinquecentomila euro sostengano le Città Metropolitane nell’elaborazione delle Agende metropolitane per lo sviluppo sostenibile, come quella già redatta da Bologna.

Il punto centrale, secondo Vitali, è che queste Agende non devono essere documenti statici che finiscono per aggravare ulteriormente le incombenze burocratiche ed essere inevitabilmente dimenticate in qualche cassetto a prendere polvere. Al contrario, dovrebbero essere dei “processi che portano la sostenibilità a far parte delle politiche ordinarie, partendo dalle caratteristiche e dai bisogni di ciascun territorio”. “Per raggiungere gli obiettivi ONU – conclude – serve un’attenzione trasversale per lo sviluppo sostenibile, con traguardi definiti e misurabili”».

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