di Anna Lisa Boni*

L’Agenda urbana per l’Ue è stata considerata da molti, me inclusa, la speranza e l’inizio di un nuovo modus operandi tra le città e le istituzioni dell’Unione europea. Dopo aver vissuto da vicino i suoi primi anni di vita sono però tentata di chiedermi se si sia trattato di un miraggio. Oppure, per non perdere la speranza, se dobbiamo aspettare che superi l’infanzia e magari anche l’adolescenza, visto che è molto giovane, prima di raggiungere la maturità necessaria per mantenere le promesse per la quale è stata generata.

Ma sarebbe scorretto non riconoscere che, anche in questa fase iniziale, l’Agenda urbana è riuscita a stabilire alcuni principi importanti. Ufficializzata nel 2016 in seguito al Patto di Amsterdam (Europa.eu), in pochi anni ha contribuito a stabilire con più chiarezza il ruolo e la crescente importanza delle citta nell’Unione. Ha consentito alle città di diventare partner, fianco a fianco agli stati membri e ai suoi responsabili politici.

Attraverso le partnership tematiche è stata possibile una cooperazione su temi fondamentali, come la mobilità urbana, l’inclusione dei migranti, l’economia circolare, la qualità dell’aria, le politiche abitative e cosi via. L’obiettivo è migliorare il design e l’implementazione della legislazione europea e nazionale e dei finanziamenti agli enti locali, ma anche migliorare la condivisione di buone pratiche fra i vari livelli di governo, locale, nazionale ed europeo.

Eurocities, rete delle grandi città europee e partner formale dell’Agenda come è stabilito dal Patto di Amsterdam, partecipa attivamente a tutte le partnership. Ad esempio, la partnership per la Casa sta istituendo un sistema di monitoraggio che includa alloggi a prezzi accessibili a livello Europeo. La partnership per l’Economia circolare sta individuando una serie di indicatori per monitorare la transizione ecologica e dare una spinta al loro utilizzo sperimentale nelle città. Infine, la partnership per la Transizione digitale sta mettendo insieme un acceleratore paneuropeo attraverso il quale le città possano sperimentare e replicare soluzioni digitale attraverso la co-creazione con i cittadini.

Nonostante questi risultati e passi in avanti, l’Agenda urbana non è riuscita ad istituzionalizzarsi come parte integrante del policy making dell’Unione europea. Tutto ciò che viene prodotto nel quadro dell’Agenda urbana rimane frutto di lavoro volontario di chi partecipa. Per questo Eurocities ha avanzato le seguenti proposte, e sarebbe bello che le città ne discutessero anche in vista delle prossime cruciali elezioni del Parlamento europeo:

  • che le Direzioni generali della Commissione Europea pertinenti rispetto al tema trattato partecipino attivamente alle partnership, e non solo la DG REGIO, dando maggior legittimità alle iniziative.

  • che la prossima Commissione si doti di un vicepresidente con delega alle questioni urbane, e che come prima azione istituisca una task-force che si occupi della strategia urbana e che includa rappresentati delle diverse DG, ma anche dellecitta’ e delle sue reti; che le raccomandazioni delle partnership in materia di legislazione e finanziamenti entrino nei circuiti formali del policy making e taking dell’Unione europea;

  • che siano identificate più risorse per l’implementazione delle azioni delle partnership;

  • che Eurostat favorisca la raccolta di dati statistici di qualità a livello europeo. Sarebbe una vera rivoluzione copernicana;

  • che il metodo delle valutazioni di impatto urbano sia molto più utilizzato

Assumendosi la propria responsabilità con scelte coraggiose ed innovative, le città europee non solo possono garantire una vita migliore ai propri cittadini, ma possono dare un contributo fondamentale a migliorare l’Unione europea anche nella percezione dei cittadini.

*segretaria generale di Eurocities              anna.lisa.boni@eurocities.eu

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