di Roberto Gerundo*

Il tema della distorta diffusione di B&B nelle nostre città di affari e turistiche, posto da Giovanni Laino su URBAN@BLOG, apre la discussione concreta sulle prospettive di sviluppo a seguito della pandemia.

Si tratta di un tema di nicchia, sebbene la ripresa nel suo complesso si articolerà proprio affrontando tantissime situazioni particolari di economia urbana che dovranno essere sostenute ma auspicabilmente raddrizzate, rispetto a derive che hanno preso negli anni e che non si è riusciti più a governare.

Infatti, il rischio di pandemia, diversamente dai più tipici rischi territoriali, lascia il territorio intatto, dovendosi rigenerare economicamente i contesti urbani per come sono o come erano diventati, prima di venire desertificati.

Ne deriva, tuttavia, come l’azione programmatica ed amministrativa risulti ancora più difficile ed insidiosa, in quanto i sinistrati chiederanno con forza di essere sostenuti a ripristinare le proprie situazioni quo ante, molte delle quali erano abusive, irregolari, forzate, squilibrate, dannose per la città e l’economia urbana nel suo complesso, tranne che per i loro artefici.

Per il terremoto di Ischia del 2017, in un caso di rischio territoriale tradizionale, lo Stato ha convenuto forme di legittimazione di edilizia abusivamente precedentemente realizzata, quale risarcimento del detrimento subito dai singoli, contribuendo a squilibrare ulteriormente il rapporto fra capitale fisso sociale e ricchezza individuale.

Nel caso di rischio da pandemia, il complesso delle attività economiche, in particolare commerciali, nelle quali maggiormente si annidano potenziali forme più o meno gravi di irregolarità chiederà a gran voce di essere sostenuto confermando, se non stabilizzando e ampliando, le proprie condizioni distorsive di un corretto assetto della città, del territorio e delle rispettive economie.

Proviamo ad affrontare, quindi, il caso emblematico dei B&B e su come reindirizzare una deriva riconosciutamene sempre più insostenibile.

Si potrebbe dire, facciamoli ridiventare abitazioni, ma si dimentica che nella maggior parte dei casi, i B&B sono nei centri di città storiche in palazzi spesso di pregio dagli altissimi costi di gestione condominiale, che finito per allontanare famiglie, anche del ceto medio, se non medio-alto.

Si potrebbe semplicemente ripristinare, in modo formale, la condizione fondativa dell’idea di B&B, alla anglosassone maniera, vale a dire di una famiglia vera, che abita realmente un appartamento, di cui destina una sua parte, non prevalente all’ospitalità di turisti per arrotondare il bilancio familiare. Ma l’italica fantasia troverebbe mille sotterfugi per ottemperare furbescamente a tali eventuali vincoli.

Perché allora non concedere il sostegno alla crescita, non quello alla sussistenza che probabilmente sarà necessario ma durerà pochi mesi, subordinandolo a particolari condizioni anche semplici, che dovrebbero stabilizzare quel tipo di attività qualificandole ma, al tempo stesso, selezionandole, quindi, sfoltendo il settore da situazioni imprenditorialmente deboli e raffazzonate?

Per esempio, il sostegno potrebbe essere concesso ai B&B che cambiano la destinazione d’suo catastale da residenza ad attività ricettiva per almeno 10 anni, evitando incursioni piratesche e occasionali nel mercato dell’edilizia residenziale, mentre oggi continuano ad essere accatastate quali abitazioni, pur essendo integralmente ristrutturate a veri e propri nanoalberghi.

Ciò insieme ad un programma di emersione e contrasto del lavoro nero, ampiamente diffuso nel settore.

Ciò comporterebbe una limitazione e, insieme, un rafforzamento delle proposte imprenditoriali più valide, sfoltendole da situazioni di margine, anche se, probabilmente, non nei centri storici più prestigiosi, ma nei loro intorni, che potrebbero tornare ordinariamente ad essere residenze.

Insomma, se il tema sia di ridurre e controllare tale fenomeno per il bene delle nostre città, non rimane che selezionarlo. E su una piattaforma del genere si potrebbero anche trovare le necessarie alleanze sociali ed economiche.

*Università di Salerno, Assessore del Comune di Pozzuoli                 r.gerundo@unisa.it

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